La sindrome da dolore pelvico cronico (chronic pelvic pain syndrome, CPPS) è una condizione clinica complessa, caratterizzata da un insieme di sintomi dolorosi che il paziente riferisce essere localizzati nella regione del bacino, le cui cause rimangono nella maggioranza dei casi inspiegate. Si tratta di un quadro clinico spesso responsabile di gravi stati di disagio, capaci di deteriorare profondamente la qualità di vita. Il dolore pelvico cronico che colpisce i soggetti di sesso maschile è localizzato nella zona più bassa dell’addome, e pertanto può originare dagli organi dell’apparato genitale (prostata, vescicole seminali, testicoli, funicoli spermatici), dal basso apparato urinario (vescica e uretra) o anche dalle strutture nervose, muscolari e ossee del bacino. Sono molte e diverse le tipologie di dolore che il paziente affetto da questa sindrome lamenta. Anzitutto è variabile l’intensità del dolore, che da un vago senso di fastidio più o meno continuo può raggiungere gradi estremi, talvolta intollerabili, descritti dal paziente come fitte lancinanti. In alcuni casi la sensazione dolorosa appare collegata al riempimento o allo svuotamento degli organi pelvici (vescica e retto), mentre in altri casi è provocata da alcune posizioni, quale quella seduta, o dalla pressione esercitata su determinati punti dell’area pelvica, che la terminologia medica definisce trigger point. La sindrome da dolore pelvico cronico vede dunque nel dolore il sintomo principale, ma spesso si associano sintomi di altra natura, quali disturbi del basso tratto urinario (aumentata frequenza urinaria, bruciore durante la minzione, urgenza), disturbi intestinali e disfunzioni sessuali (disfunzione erettile ed eiaculazione precoce).
La diagnosi di CPPS prevede che vengano escluse patologie locali come le infezioni e i tumori, mentre la ricerca di cause precise rimane spesso infruttuosa, costringendo a tentativi di cura “aspecifici”, in quanto non specificamente mirati alle cause del problema. . Ecco allora nascere una serie di ipotesi che la ricerca clinica ha proposto nel corso degli ultimi anni per spiegare cause e meccanismi del dolore pelvico:
- Nell’ambito del dolore pelvico che colpisce la popolazione maschile, un ruolo centrale è occupato dalla prostatite cronica di tipo III. Si tratta, come è facile dedurre dal suo nome, di una infiammazione che colpisce la ghiandola prostatica, ma in assenza di segni di infezione; risultano infatti negative in questo quadro clinico le ricerche di batteri a carico di urine e liquido prostatico, mentre è possibile ritrovare i segni tipici della infiammazione (ad es. i globuli bianchi). Talvolta la prostata appare alle indagini del tutto normale, pur essendo presenti sintomi dolorosi e disturbi urinari che suggeriscono un suo coinvolgimento.
- Alcuni studi suggeriscono che alla base della CPPS ci sia un’alterata percezione delle sensazioni da parte del sistema nervoso, in grado di amplificare stimoli non dolorosi fino a renderli dolorosi (allodinìa) o accentuare stimoli poco dolorosi (iperalgesia).
- Nell’ambito delle cause di CPPS che vedono coinvolti i nervi periferici è opportuno ricordare la nevralgia del pudendo. Il nervo pudendo decorre nella zona più bassa della pelvi, a ridosso del perineo. La nevralgia del pudendo è generalmente avvertita nei pazienti di sesso maschile come un bruciore localizzato nello spazio compreso tra l’ano e i testicoli.
- Vanno infine ricordate, nell’ambito delle cause di dolore pelvico cronico maschile, le cosiddette patologie funzionali, come ad esempio i sintomi da colon irritabile, per le quali i comuni esami diagnostici spesso risultano negativi.
- Non vanno infine dimenticate le condizioni psicologiche che inevitabilmente si associano ai sintomi dolorosi pelvici. Una lunga serie di studi clinici ha evidenziato come il disagio generato da una condizione prolungata di fastidio o dolore si traduca generalmente in stati d’ansia e spesso di depressione. Ed è stato anche dimostrato come l’ansia sia in grado a sua volta di amplificare la percezione delle sensazioni spiacevoli, e di accentuarne la partecipazione emotiva. Dolore e ansia realizzano in tal modo un circolo vizioso capace di alterare profondamente la qualità della vita dei soggetti che ne soffrono.
Quindi riassumendo, queste condizioni patologiche possono essere alla basa dell’insorgenza del dolore pelvico cronico. È comunque necessario focalizzare che il dolore a livello pelvico spesso determina un ipertono (aumento di tono ) della muscolatura pelvica con conseguente istaurarsi di un circolo vizioso che non fa altro che alimentare il dolore: l’ipertono del pavimento pelvico infatti causa la ritenzione di prodotti catabolitici la riduzione di ossigeno quindi l’ischemia ed l’edema tissutale > condizioni che aumentano il dolore; ma ancora sempre l’aumento del tono muscolare determina l’aumento del tessuto connettivale la formazione di aderenze e quindi dei cosiddetti trigger point ( zone che determinano ulteriore dolore). Quindi in definitiva l’ipertono del pavimento pelvico è una condizione comunemente descritta come sintomatologia conseguenziale al dolore pelvico cronico, ma in realtà è da considerarsi facente parte di un meccanismo in cui ha posto come elemento causale del dolore stesso.